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Abstracts
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Wiebke
Fastenrath Vinattieri: Sulle tracce del primo Neoclassicismo.
Il viaggio del principe ereditario Friedrich Christian di Sassonia
in Italia (1738-1740), in: zeitenblicke 2 (2003), Nr. 3. |
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Vom 13. Mai 1738 bis zum
7. September 1740 befindet sich der sächsische Kurprinz Friedrich
Christian (1722-1764) auf seiner Italienreise. Sein eigenhändig
geschriebenes Reisejournal, sowie die Berichte seines Tutors geben
einen tiefen Einblick über das aktuelle Kunstgeschehen in Rom.
Friedrich Christian wird durch die Fürsorge der Kardinäle
Alessandro und Annibale Albani mit der intellektuellen Elite und mit
den namhaftesten in Rom wirkenden Künstlern sowie mit der Kunst
Raphaels und der bolognesisch-römischen Barock-Klassizisten bekannt
beziehungsweise vertraut gemacht. In der römischen Akademie der
Arkadier und in der Académie de France kommt er mit dem Ideal
der Simplizität und der 'Nachahmung' der Antike in Berührung.
Auf seinem Rückweg von Rom nach Venedig ist hierfür der
Aufenthalt bei Scipione Maffei in Verona bezeichnend. In Venedig schließlich
kann im besonderen Friedrich Christians Kenntnis von der Inventarisation
des dortigen 'Statuario Pubblico', der ehemaligen Antikensammlung
in der Antisala der Bibliothek von San Marco verzeichnet werden. Friedrich
Christian kehrte mit diesen neuen Eindrücken nach Dresden zurück,
wo Anton Raphael Mengs seine Karriere als Künstler begann und
ein paar Jahre später sich Johann Joachim Winckelmann aufhielt.
Unter der Obhut des Kardinals Alessandro Albani sollten Mengs und
Winckelmann dann in Rom die malerische und theoretische Grundlage
für den Klassizismus schaffen. |
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Christine
Fischer: Opera seria nördlich der Alpen –
venezianische Einflüsse auf das Musikleben am Dresdner Hof um
die Mitte des 18. Jahrhunderts, in: zeitenblicke 2 (2003), Nr. 3. |
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La cultura musicale delle
corti dell'Europa centrale nel '700 viene contrassegnata dal successo
dell' "Opera seria", un genere musicale e drammatico che
nonostante le sue origini italiane si espande e si diffonde rapidamente
ovunque in Europa adattandosi da caso a caso ad esigenze e condizioni
locali. La relazione prende in esame l'attività della principessa
elettrice della Sassonia Maria Antonia Walpurgis di Baviera (1724
– 1780) che a partire dal suo arrivo a Dresda nel 1747 prende
una parte assai attiva nella vita musicale della corte che occupava
uno dei primi posti in Europa. Grazie alla sua dotazione musicale
Maria Antonia stringe rapporti di lavoro con alcuni dei più
importanti musicisti d'epoca che erano i suoi maestri e insegnanti,
soprattutto con Johann Adolf Hasse formatosi a Venezia che dal 1730
era capo musicista della corte sassone. Hasse che soltanto ora viene
riscoperto come compositore assistette la principessa nell'elaborazione
delle sue "Opere serie". Essenziali anche i rapporti con
Pietro Metastasio che oltre ad essere il più famoso librettista
dell'Opera seria di allora era anche legato all'ambiente degli Arcadi
che acclamarono socia onoraria la principessa a causa delle sue opere
serie "Talestri e Il Trionfo della fedeltà" che segnano
l'apice della sua attività da compositrice musicale. Viene
sottolineato il ruolo importante della ricerca per il "vero buon
gusto“e la preferenza per la semplicità della musica
antica intesa come musica italiana in contrasto con la musica di gusto
francese. Dopo il 1766 le opere della principessa segnate dall'influenza
che ebbe la tradizione veneziana sulla vita musicale alla corte di
Dresda venne criticata in Germania per il suo gusto italiano. |
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Jörg
Garms: Piranesi da Venezia a Roma, in: zeitenblicke
2 (2003), Nr. 3. |
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Der Vortrag soll eine Zusammenschau
und teilweise Neugewichtung der zahlreichen Einzelthemen bieten, die
in der umfangreichen Literatur (samt noch unveröffentlichten
Kongress-Beiträgen) zur Frage erarbeitet wurden, welche venezianischen
Voraussetzungen im Werk des zum Verherrlicher seiner zweiten Heimat
– Roms – gewordenen 'architectus venetus' – wie
er sich zeitlebens nannte – wirksam blieben. Es geht dabei um
Biographisches, Künstlerisches und Geistesgeschichtliches, um
Techniken, Gattungen und Motive, um Methoden, Sichtweisen und bildliche
Vorstellungen; nebst Lehre und Einflüssen älterer und zeitgenössischer
venezianischer Kunst werden parallele Verläufe in den beiden
Städten, Annäherungen und neuerliche Entfernung des Künstlers
im Verhältnis zum Erbe Venedigs diskutiert. Einzelpunkte betreffen
seine Ausbildung, den Leitbegriff der 'magnificenza', klassische und
antiklassische Elemente seiner Kunst, das Kompositionsprinzip des
Kandelabers etc. |
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Corinna
Höper: Bassano – Venedig – Rom: "Il
dolce intaglio di Volpato", in: zeitenblicke 2 (2003), Nr.
3. |
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L'incisore Giovanni Volpato
(1735 ca.-1803), allievo di Francesco Bartolozzi a Venezia e trasferitosi
nel 1770 a Roma era un incisore che serviva due campi tra di loro
molto diversi – da una parte era un'abile e fertile incisore
di un genere di stampe che attingeva al genere popolare e al paesaggio
di gusto veneziano ma la sua attività maggiormente notata si
riferiva al repertorio classico di tradizione romano – riproducendo
le opere di Raffaello, Michelangelo, degli Carracci e della loro scuola.
La maggior fama del Volpato deriva soprattutto dalle 46 tavole che
trasse dalle Logge di Raffaello pubblicate tra 1776 e 1777 delle quali
esistono anche esemplari colorati a mano e che hanno profondamente
influenzato il gusto della decorazione degli interni in tutta l'Europa
oltre il 1800. Alessandro Verri nel 1776 scrisse a suo fratello Pietro
a proposito di questa pubblicazione: "Dopo che si sono stampate
in Roma le Loggie del Vaticano tutto ha cambiato di gusto. Le carrozze,
i muri, gli intagli, le argenterie hanno preso gli ornamenti di quel
fonte perenne di ogni varietà."
La collaborazione con Gavin Hamilton per la Scholae Italia Picturae
e le riproduzioni della Galleria Farnese e della Cappella Sistina
come anche del Museo Pio Clementino e delle statue antiche in un repertorio
per artisti rivelano il suo interesse per la formazione artistica.
In un certo senso si può dire che Volpato era la contropparte
di Piranesi e che ambedue effettuavano una precisa e ben meditata
divisione dei compiti e di generi e interessi che comunque era al
servizio del pubblico turistico che in numero crescente prendeva Roma
come meta di viaggi e d'istruzione culturale e si serviva delle incisioni
di facile portata di mano. L'importanza delle incisioni come merce
di facile trasporto e diffusione è stata per la prima volta
riconosciuta da Luigi Lanzi quando definì il Settecento "secolo
di rame". |
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Susanna
Pasquali: Scrivere di architettura intorno al 1780: Andrea
Memmo e Francesco Milizia tra il Veneto e Roma, in: zeitenblicke 2
(2003), Nr. 3. |
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Andrea Memmo ist in der
Geschichte der Architekturtheorie vor allem deswegen bekannt, weil
er durch die Veröffentlichung der 'Elementi d'architettura lodoliana,
ossia l'arte del fabricare con solidità scientifica e con eleganza
non capricciosa' (Rom 1786) entscheidend dazu beigetragen hat, die
originellen architektonischen Konzepte der Nachwelt zu überliefern,
die der venezianische Franziskaner Carlo Lodoli zwischen 1730 und
1750 mündlich verbreitet hatte.
Der vorliegende Beitrag unternimmt es, anhand des bislang für
verloren gehaltenen 'Piano Accademico', den Memmo um 1767 für
die venezianische Akademie zum Zwecke der Unterrichtsreform der bildenden
Künste (Skulptur, Malerei und Architektur) ausgearbeitet hatte,
klarzustellen, welche wichtige Rolle der Aufenthalt in Rom für
Memmo gespielt hat. Dies wird auch durch die Briefe belegt, die er
während der Ausarbeitung seines Werkes über Lodoli verfasst
hatte. Im Rom der 1780er Jahre waren für ihn ausschlaggebend
1. die Beziehungen zur dortigen Accademia di S. Luca und 2. seine
Freundschaft zum spanische Botschafter José Nicolas de Azara.
Azara hatte ihn dazu ermutigt, über den Padre Lodoli zu schreiben,
um dessen Gedanken denen des mit Azara befreundeten Francesco Milizia
gegenüberzustellen. |
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Helga
Puhlmann: Eine Karriere im Schatten von Rosalba Carriera.
Felicita Sartori / Hoffmann in Venedig und Dresden, in: zeitenblicke
2 (2003), Nr. 3. |
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Felicita Sartori, nata a
Pordenone nel 1714 ca. come figlia del notaio Felice Sartori e di
Tommasa Scotti, ricevette la sua prima formazione artistica intorno
al 1724 da suo zio, il calcografo Antonio dall'Agata a Gorizia. Tramite
lo zio la quattordicenne si trasferisce a Venezia dove entra nella
bottega-casa di Rosalba Carriera per perfezionarsi nella miniatura
e nella pittura a pastello senoché nelle varie tecniche della
grafica. Durante gli anni seguenti Felicita diventa, accanto alle
sorelle di Rosalba, la collaboratrice piú stretta della Carriera
che in questi anni tocca il colmo della fama artistica, dovuto soprattutto
al suo strepitoso successo riscosso durante il soggiorno a Parigi
dal 1720 al 1721. I numerosissimi incarichi che le giungono da tutta
l'Europa incrementano la produttivitá e lasciano supporre
che la bottega abbia contribuito in misura notevole a contentare
tali richieste. Negli anni dopo il 1730 l'attività di Felicita
oltre le varie attività pittoriche entro la bottega della
Carriera si estende alla produzione di incisioni per le pubblicazioni
di Gaspare Stampa e di Jacques-Bénigne Bossuet. Incide inoltre
le stampe dai disegni di Giovanni Battista Piazetta, pubblicati
da Antonio Maria Zanetti.
La finora anonima collaboratrice della famosa veneziana esce dall'ombra
quando, nel 1741, viene nominata artista di corte da Augusto III,
principe elettore di Sassonia e ré di Polonia. Trasferitosi
a Dresda, si unisce poche settimane dopo la nomina in matrimonio
al consigliere di corte Franz Joseph von Hoffmann, che probabilmente
aveva concosciuto nel 1740 nello studio veneziano di Rosalba spesso
frequentato dall'elettore e del suo seguito. Felicita continua la
su attività a Dresda dove nella Gemäldegalerie Alte
Meister si conservano tuttora 15 miniature di sua mano. Grazie alle
ricerche dedicate a queste opere è stato possibile di aumentare
l'œuvre della Sartori di altre opere tra cui una Betsabea al
bagno (coll. priv. München) già nelle collezioni reali
sassoni.
Sembra che l'artista dopo la morte del marito nel 1749, si sia
trasferito con un secondo marito a Bamberg ma altre fonti citano
la sua presenza a Dresda nel 1753 dove secondo le notizie fornite
da Jean Pierre Mariette muore nel 1760 all'età di soli 46
anni.
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Steffi
Roettgen: Venedig oder Rom – Disegno e Colore.
Ein Topos der Kunstkritik und seine Folgen, in: zeitenblicke 2 (2003),
Nr. 3. |
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Partendo dal concetto di
'regionalismo' oppure d' identità regionale nell'interpretazione
che ne ha dato Fernand Braudel ci rendiamo conto che il modo di guardare
Venezia e l'arte veneziana con una certa ottica si forma a partire
del romanticismo. Sono autori quali John Ruskin e Hippolyte Taine
che sulla base della teoria del 'milieu' hanno dato inizio a un metodo
della storia dell'arte ottocentesca che identifica il carattere del
luogo e della sua gente con l'arte che vi viene prodotta. Il concetto
teorico che sta alla base di questo modo di interpretare la pittura,
deriva però dal Vasari e si riferiva all'opposizione artistica
tra Venezia e Firenze, e al loro antagonismo che secondo Vasari vedeva
vincitore il disegno. Dopo Vasari questo concetto viene ripreso da
altri teorici italiani, ma all'inizio del Settecento il dibattito
si sposta in Francia dove de Piles sulla scia del 'debat des anciens
et modernes' dando la palma a Rubens invece di Poussin, prende la
parte del colore. Grazie alla diffusione del nuovo gusto per il colore
che si diffonde dalla Francia per tutta l'Europa, l'arte veneziana
acquista una grandissima riputazione dalla quale approfittano soprattutto
i pittori moderni veneziani attivi all'estero, durante il Settecento.
Davanti questo sfondo viene sottolineata l'importanza di Venezia
per il giovane Mengs che deve il suo primo successo al 'ritratto
a pastelli', seguendo il gusto del sovrano sassone Augusto III.
A causa dell'incarico per il quadro della chiesa cattolica di Dresda
il pittore si porta a Venezia dove studia l'Assunta di Tiziano che
si rispecchia nel quadro per Dresda. Dall'incontro con l'arte di
Tiziano nasce un intenso dialogo teorico con la sua pittura di modo
che Tiziano viene incluso da Mengs nella 'trias' dei tre primi pittori
della storia della pittura per la perfezione del suo colore. Tale
rivalutazione di Tiziano, pubblicata nei suoi scritti, porta alla
revisione generale dei pregiudizi accademici verso la scuola veneziana
sul livello teorico e pratico. A Venezia è Andrea Memmo,
basandosi sui scritti di Mengs, a dare con la sua 'Orazione' davanti
l'Accademia nel 1787 una nuova visione quando abbandona la tradizionale
gerarchia 'disegno, colore e chiaroscuro' e con essa anche la tradizionale
classifica delle scuole. Angelika Kauffmann che ritrae Memmo durante
il suo soggiorno veneziano rappresenta forse il tipo di pittura
che Memmo intese come ideale ed è una pittura che riunisce
le qualità dei grandi maestri del passato facendolo confluire
in un gusto universale. Spetterà poi al Lanzi di introdurre
l'idea di una nuova pittura di carattere nazionale che si verifica
durante l'Ottocento con i 'Macchiaioli' che danno la prevalenza
al colore e non al disegno.
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